Padre e figlio killer: "Fedeli all'Isis"

Scritto il 16/12/2025
da Luigi Guelpa

Il giuramento allo Stato islamico nel 2019, campo di addestramento nelle Filippine

Ieri il sole di Bondi Beach non si è riflesso sull'oceano, ma sulle crepe di un'illusione infranta: il luogo preciso in cui l'Australia ha capito, con dolore, di non essere più al sicuro. Il giorno dopo la strage, Sydney si sveglia con 16 morti, decine di feriti (6 in condizioni critiche) e il volto di una bambina di dieci anni che non tornerà a casa. Si chiamava Matilda, era una studentessa della Harmony Russian School di Bellevue Hill, ed è la vittima più giovane del massacro jihadista che ha trasformato la celebrazione ebraica di Hanukkah in un incubo. La sua morte, più di ogni dato, racconta la brutalità di quanto accaduto.

Sajid e Naveed Akram, padre e figlio, artefici materiali della strage, non erano "schegge impazzite". Avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico già nel 2019, secondo quanto rivelato dall'Asio, l'intelligence interna australiana. Naveed era noto ai servizi da almeno sei anni: attenzionato dopo lo smantellamento di una cellula Isis a Sydney, era in contatto con Isaak El Matari, oggi in carcere con una condanna a sette anni per aver pianificato un'insurrezione jihadista come autoproclamato comandante australiano del Califfato. Eppure, nonostante questo passato, Naveed possedeva regolarmente un'arma da fuoco.

È questo il corto circuito che oggi scuote il Paese: segnalazioni, precedenti, legami terroristici e, allo stesso tempo, una licenza valida. Nella loro auto, dopo l'attacco, gli investigatori hanno trovato due bandiere dell'Isis. Un marchio di appartenenza che cancella ogni ambiguità e obbliga le autorità a rivedere con durezza le proprie falle. Naveed lavorava come muratore, ma era stato licenziato qualche mese fa quando l'azienda era diventata insolvente. Il padre aveva un negozio di frutta e verdura. "Andiamo a pescare, una nuotata, immersioni, poi a casa perché fa caldo", aveva confidato Naveed alla madre Verena. In realtà, padre e figlio si erano chiusi in una casa in affitto a Campsie, aspettando il momento giusto per colpire. Ed emerge anche che si fossero addestrati in un centro jihadista nelle Filippine.

Ieri oltre mille persone si sono radunate a Bondi per ricordare le vittime. Ma il dolore non è stato privo di tensioni. I rappresentanti dei Verdi, partito tradizionalmente vicino a settori della comunità islamica australiana, sono stati fischiati e insultati dalla folla. Un segnale ruvido, emotivo, che racconta un Paese ferito e attraversato da una rabbia che cerca risposte immediate. La commemorazione più potente è arrivata al calare della sera. Le vele dell'Opera House illuminate come candele di una menorah: un'immagine destinata a restare nella memoria collettiva. Un'altra grande veglia si è svolta a Hyde Park, aperta da una tradizionale cerimonia del fumo aborigena. Rievocazioni anche a Melbourne, dove oltre duemila persone si sono riunite nella sinagoga di Caulfield.

Il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns, ha riaffermato il sostegno agli ebrei australiani, sottolineando che l'illuminazione dell'Opera House è un simbolo di unità e resilienza contro l'oscurità. Sulla stessa linea il rabbino Yossi Shuchat, che ha richiamato il valore della luce come risposta alla violenza. Dal Vaticano, il cardinale Pietro Parolin ha espresso, a nome del Papa, profondo dolore e vicinanza spirituale alla comunità ebraica colpita durante la celebrazione di Hanukkah.

Sul fronte politico, la reazione è stata immediata. Il premier Albanese ha convocato il gabinetto nazionale e il comitato per la sicurezza, con Asio e polizia federale. Sul tavolo, una stretta sulle armi: accelerare il Registro Nazionale, usare meglio l'intelligence nei processi di concessione delle licenze, limitare il numero di armi per individuo, ma soprattutto valutare la cittadinanza australiana come requisito.

Ma la domanda che resta sospesa va oltre le riforme. Com'è stato possibile che due uomini legati all'Isis, noti all'intelligence, abbiano potuto arrivare fino a una spiaggia affollata e uccidere? Bondi Beach non è stata solo il luogo di una strage, ma il punto in cui l'Australia ha dovuto guardare in faccia una verità scomoda: il terrorismo jihadista non è un ricordo del passato, e ignorarlo ha un prezzo che può chiamarsi Matilda.