"Paura Viola, la B un'onta nell'anno del centenario"

Scritto il 16/12/2025
da Mario Tenerani

L'ex portiere: "Non puoi giocare spaventato sennò retrocedi". Il club 12 mesi fa in vetta. I tifosi: "Le nostre strade si dividono qui"

La Fiorentina è ultima in classifica con la miseria di 6 punti, a 8 lunghezze dalla quartultima, contestata dalla propria gente, «non ci riconosciamo più nella proprietà, le nostre strade si dividono qui», così il coordinamento dei tifosi viola. Un anno fa era in vetta. E adesso Vanoli (terzo allenatore da agosto dopo Pioli e Galloppa) è a rischio pure lui. La squadra rinchiusa nel fortino del Viola Park, mentre i dirigenti sono riuniti ad oltranza per capire se andare avanti con questo tecnico (in serata l'intenzione di proseguire). Oltre a cercare una figura da inserire in società, finalmente forte e competente. I giocatori in campo sono irriconoscibili, strangolati dalla paura di retrocedere quando nei sogni estivi campeggiava il miraggio della Champions. Ne abbiamo parlato con Giovanni Galli, grande ex numero uno della Fiorentina e del Milan.

Galli, ci spiega cosa è la paura del giocatore? I viola in campo hanno persino paura di tirare.

«Bisogna provarla per sapere. Ci può essere preoccupazione, ma questa ti dà sempre soluzioni, mentre la paura ti fa morire, non ti concede possibilità. Se fosse vera la seconda ipotesi la Fiorentina avrebbe pochissime chance di salvezza».

Ma lei in carriera ha mai provato una sensazione del genere?

«Io mai. Pensate che a 19 anni mi ritrovai a esordire in serie A in una situazione simile perché la Fiorentina era in piena zona retrocessione».

Come andò?

«Mazzone mi spedì in campo senza preavviso al posto di Carmignani (era il 1977, la Fiorentina perdeva 3-1 a Torino con la Juve, Galli entrò nel secondo tempo, finì 5-1, ndc). Non provai nessuna paura, per me non esiste».

D'accordo, ma quando vede in Fiorentina-Verona, un calciatore esperto come Gudmundsson che a tu per tu con Montipò rinuncia a tirare e cerca di servire un compagno, con l'azione clamorosa che sfuma. Non pensa che abbia tremato?

«No, credo un'altra cosa. L'islandese ha cercato un gesto altruista forse per cancellare tutte le cose brutte dette su di lui e sulla squadra nelle ultime settimane. E c'è di più: se al posto di Kean ci fosse stato un altro viola, Gudmundsson non lo avrebbe servito, ma avrebbe tirato porta per fare gol».

Al posto di Vanoli sul piano psicologico lei che farebbe?

«L'allenatore (confermato almeno fino a domenica, ndc) ora deve andare giù in modo molto netto. Deve capire chi sta sulla sua barca e chi invece deve scendere perché non in grado di reggere questa pressione. Se ci sono calciatori che non ce la fanno non si può insistere su di loro, qualsiasi nome portino».

C'è anche il problema De Gea, portiere di grande esperienza internazionale ora in difficoltà.

«Con lui devi parlarci a quattrocchi: Se te la senti bene, se no gioca un altro. Io penso che l'uomo sia serio e pure il calciatore. Per tanto deve rispondere con sincerità. Discorso che non vale solo per De Gea, ma per tutti».

E la società ha paura?

«Credo che sia quella che ne ha più di tutti... Gestisce un patrimonio che si sta depauperando. Una perdita di immagine che riguarda anche la città. Retrocedere in B nell'anno del centenario sarebbe un'onta indelebile che segnerebbe la storia del club così come restano incancellabili gli scudetti del 1956 e del 1969».