L'ultimo Chivu sembra un po' Mourinho, quello che sentiva il rumore dei nemici, ma in realtà li trovava anche dove non c'erano. Un po' come Chivu, che ha deciso di alzare i toni alla vigilia del Genoa, un po' per orgoglio un po' per portare l'attenzione su se stesso e allontanarla dalle precedenti sconfitte. Il primato in classifica è un premio al cambio di strategia dialettica, ma è anche un trono instabile, che cambia sovrano ogni giornata. Già 4 in questo scorcio di stagione, quando sembra che si vada più piano che in passato e invece è una lettura solo superficiale, perché un anno fa l'Inter aveva 2 punti in meno di oggi e il Napoli appena 1 in più. Chi comandava (Atalanta e Fiorentina!) aveva 34 punti. Oggi l'Inter ne ha 33, perciò siamo lì.
Il primato però vale anche un lunedì di riposo. L'Inter si ritrova oggi e domani vola in Arabia Saudita. "Vogliamo la Supercoppa", dice Chivu senza nascondere l'ambizione. La coppa passa dalla semifinale di venerdì col Bologna, ma per alzarla l'Inter deve rompere l'incantesimo che da 13 partite le impedisce di vincere contro Milan e Napoli (le semifinaliste del giovedì) e Juventus (che a Riad non c'è, qui la rivincita è fissata fra 2 mesi a San Siro). Il rischio è che il tabù diventi un incubo, ma questo è un altro discorso. Partiranno anche Calhanoglu e Darmian. Il play turco potrebbe tornare utile per l'eventuale finale. Vedremo se alla vigilia Chivu sceglierà la retromarcia dialettica o se confermerà il nuovo atteggiamento, chissà quanto condiviso con la società.
Intanto, il tecnico si gode il vantaggio di interrompere il campionato da primo in classifica e dopo una vittoria, cosa che non è per Allegri e Conte e neppure per Vincenzo Italiano, un pareggio in 3 nell'ultimo turno. Tutti più esperti di lui, tutti già capaci di vincere. Per Chivu, Riad è la prima occasione per farlo e arriva dopo nemmeno un intero anno in panchina. Un'opportunità concessa dalla nuova formula a 4 e quindi poco conta che per l'Inter (come per il Milan in Coppa Italia) sia figlia di una sconfitta. Una coppa resta una coppa, soprattutto se è la prima.

